Il fine della terapia consiste nel far sì che il paziente non dipenda dagli altri e scopra fin dal primissimo momento che può fare molte cose, molte più cose di quelle che crede di poter fare”. F.Perls

Errare è umano, perseverare è ancora più umano


Basta stare attenti e ci se ne accorge: errare è umano, perseverare è ancora più umano. Succede e risuccede e lo vediamo e lo capiamo e poi ci ricadiamo, ogni volta da capo come se non avessimo imparato niente dalla nostra esperienza. Ci ritroviamo ad adempiere perfettamente ad un copione che sembra scritto dal destino. Forse succede nel lavoro, con i colleghi, o nei rapporti di coppia, nella famiglia di origine, o con il negoziante sottocasa e tutti gli sconosciuti che incontriamo, o tra noi e noi quando siamo soli a casa... A volte è come se ci ritrovassimo a scegliere sempre lo stesso sentiero stretto, impervio e pieno di rovi, piuttosto di provare a cambiare strada. E' una caratteristica umana, a volte anche simpatica, forse adorabile, finchè però non inizia ad utilizzare troppe delle nostre risorse ed energie e non iniziamo a detestarci perchè ci stiamo facendo del male. Che fare allora? A volte ciò che serve è un salto nel buio e un confronto con l'angoscia che ne deriva. Accettare il vuoto. Se va bene ci si può anche accorgere che nel vuoto non si cade solamente, ma nel vuoto si può anche nuotare, fare le capriole e le acrobazie, distendersi e riposare e chissà cos'altro. Ciò che serve a volte è la fiducia nella propria creatività, nella propria capacità di riadattarsi ad una nuova situazione, la fiducia nella saggezza del proprio organismo. A volte basta una lettura, a volte l'incontro con un amico, a volte ore e ore di psicoterapia, dipende... Ma di sicuro quando accade significa che siamo cresciuti di un pochino e siamo maggiormente capaci di rispondere alla novità con la nostra creatività.

Studio - Via Toscana 4 - San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno)